Il Globo di Matelica è stato casualmente scoperto dal matelicese e appassionato di archeologia Danilo Baldini, nel 1985, che ne intuì il valore grande valore archeologico. La prof.ssa Marengo, dell’Università di Macerata, definisce un onore averlo studiato, all’inizio misterioso, poi invece, man mano ha svelato i suoi segreti facendosi riconoscere come un orologio solare. “Sepolto e dimenticato per molto tempo, poi recuperato nel corso di alcuni scavi per i lavori pubblici, nel 1985 – continua la prof.ssa – in quell’occasione ho conosciuto Baldini che venne all’università chiedendo se ci fosse qualcuno interessato a questa sfera. Iniziai a studiare il globo, all’inizio non fu facile, in Italia è un pezzo singolare, l’unico confronto possibile che orientò la mia ricerca e che diede qualche risultato fu un oggetto simile ma non identico, rinvenuto in Grecia a Prosymna, che fu riconosciuto come orologio solare, ma anche come calendario mediante la lettura di diagrammi che ne ricoprivano la superfice. Nel caso del Globo di Matelica, il diagramma è uno solo, la funzione è la stessa, quella di costituire un contatore e un calendario. E’ un globo di marmo greco e di circa 29 cm , con una serie di forellini sul polo superiore ed un digramma sulla faccia anteriore, sono disegnate sullo stesso una linea orizzontale che corrisponde all’equatore che incrocia perpendicolarmente una linea meridiana verticale, la linea meridiana è anche il centro del primo del più piccolo dei tre cerchi che sono disegnati sulla sfera. Il polo inferiore della sfera non è perfettamente circolare risulta appiattito e si notano due fori uno più grande e l’altro più piccolo, legati ai perni che dovevano sostenere l’oggetto. Lo studio di questi termini si combina poi con lo studio delle lettere che si trovano sulla parte superiore della sfera sono a fianco a ciascuno dei forellini fino alla zona dell’equatore. Sul diagramma e sui fori ci sono delle lettere singole che confrontati con le didascalie di altre meridiane sia del mondo greco, sia del mondo romano dicono che queste lettere ci danno l’indicazione dei punti solstiziali, in alto il solstizio d’inverno in basso il solstizio d’estate. Sul cerchio esterno in alto si legge il nome dei due segni zodiacali del capricorno e in basso quello del cancro, questo ha consentito di leggere, anche le altre didascalie, che non sono sempre complete. Ci sono dei confronti grazie al globo di Prosymna, uno dei diagrammi è molto simile con una differenza che riguarda la posizione dei segni, per essere letto deve essere esposto a sud, invece il globo di Matelica per funzionare deve essere esposto a nord – continua la prof.ssa Marengo – Questo oggetto funziona come orologio se noi ci limitiamo ad osservare la serie di forellini nella parte superiore, per vederlo funzionare bisogna esporlo al sole in piena luce, vedremo che l’illuminazione crea delle ombre, che è l’indicatore della posizione, perché questo strumento funziona attraverso il terminatore d’ombra, il confine che si crea tra zona illuminata e zona al buio una volta che si è esposto correttamente con il diagramma verso nord, determinando lo scorrere delle ore. Poteva essere un giocattolo per uomini di cultura oppure avere delle applicazioni in alcuni abitati particolari, ci aiuta in questo lavoro di ricerca, l’iconografia., in quando mancano confronti. Possiamo solo immaginare che il globo, rinvenuto nel corso degli scavi possa essere appartenuto ad un uomo di cultura, capace di divertirsi a farlo funzionare oppure fare degli esperimenti, lo possiamo immaginare anche all’interno di una scuola, di un luogo dove s’insegna l’astronomia, dove un maestro educa al movimento degli astri attraverso la pratica con questo oggetto, simile ai planetari. Lo possiamo immaginare anche in un ambiente dove si potesse praticare l’astrologia. Ci auguriamo che dei futuri scavi nel luogo, a fianco del Palazzo del Governo, possano individuare qualche notizia in più sull’uso della sfera. Ancora non ci siamo riusciti, a dare una giusta datazione e al momento della scoperta si è pensato alla vicinanza con Ancona, importato e poi capitato a Matelica per una vicenda impossibile da ricostruire – continua l’intervento – ma questi oggetti hanno una lunga vita come progettazione e questa potrebbe risalire al II secolo avanti Cristo, anche se, la sua realizzazione potrebbe essere anche più recente. In quanto quello di Prosymna è molto più complesso rispetto al Globo di Matelica, la semplificazione è un segno di evoluzione, certamente il modello è più recente, ma non possiamo definire con certezza la datazione, l’ipotesi da me formulata è che questo oggetto non sia arrivato nella cittadina per caso. La lingua degli orologi solari era il greco, perché furono loro gl’inventori degli orologi solari e i romani avevano imparato a conoscerli e usarli attraverso gli esemplari greci che poi avevano copiato. Quello che posso, pensare, che il Globo possa essere stato costruito in Grecia, venduto e acquistato e distribuito a Matelica dove si è conservato, a differenza di altri che sono andati perduti. Matelica è un municipio romano, prima del 90 a.c. non conosciamo bene la sua realtà amministrativa, cominciamo a conoscere Matelica quando diviene Municipio Romano, dopo il 90, sicuramente ha avuto un momento di fioritura dall’età auguste in poi, questo da un punto di vista storico ci dà delle indicazioni, che corrispondono, allo studio della conoscenza di questi oggetti da parte del mondo romano. I romani a partire dalla riforma di Cesare, iniziano ad interessarsi alle meridiane. Un elemento interessante per capire che questi oggetti erano di moda nel I e II secolo dopo Cristo, ci sono una serie di meridiane all’interno della città di Roma che “parlano” greco. In questo momento d’interesse, collocherei anche il nostro Globo che daterei tra il I e il II secolo dopo Cristo.”
Maria Cristina Mosciatti
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