UN GRANDE UOMO, UN POLITICO ONESTO ED MEDICO ESEMPLARE

Tommaso Lippera nacque a Cerreto d’Esi il 14 dicembre del 1863, fu orfano di padre e già all’età di 14 anni manifestava idee anarchiche;  il suo carattere  ribelle lo portò, nel periodo dell’adolescenza, a cambiare spesso scuola, finchè riuscì a diplomarsi nel liceo classico di Camerino.

Dopo la maturità, scelse la facoltà di medicina a Napoli, dove non nascose le sue idee politiche, anche perché in quel periodo nella città si stava organizzando un forte centro del movimento anarchico con diverse manifestazioni di protesta.

Le sue idee erano ben radicate in quanto non credeva alle leggi dello Stato.

Purtroppo dopo un anno di frequentazione (1882), a causa di una forte epidemia di colera a Napoli, si dovette trasferire all’Università di Bologna ed anche qui entrò in contatto con gruppi anarchici locali e conobbe Andrea Costa, considerato tra i fondatori del socialismo in Italia, al quale si avvicinò grazie ad Anna Kuliscioff che fu compagna del Costa per alcuni anni.

Mentre il Lippera era un riformista, Andrea Costa  si oppose ai cambiamenti ed alla evoluzione del partito.

Ancora studente, il Lippera ritorna spesso nel suo paese di origine e nel 1884 fondò a Cerreto d’Esi un “Circolo di Studi Sociali”, dove intraprese  uno scambio epistolare per rimanere in contatto con Andrea Costa (le lettere originali sono depositate presso la biblioteca comunale di Imola).

Nella lettera inviata il 5 novembre del 1884, egli scriveva:

“Onorevole Costa, desidererei sapere se sono state riprese le pubblicazioni del giornale l’Avanti! e nel caso negativo quando lo saranno.

            Nel caso affermativo poi consideratemi già abbonato e vi prego fin da ora rimettermi quei numeri unici dedicati ognuno ad un argomento speciale dei quali si facea  menzione nel  n.13 (Anno III) del giornale medesimo.

            In avvenire poi amerei ricevere tutto ciò che pubblicherà concernente l’interesse di detto giornale; di stare, in una parola, al corrente di quanto può interessarmi.

            Appena avuto un vostro riscontro farò il mio dovere.

            Sebbene i miei principi anarchici siano opposti a quelli propugnati dal giornale in discorso, pure amo tener dietro all’agitazione dei socialisti legalitari.

            Conto sulla vostra provata gentilezza e certo d’essere compiaciuto vi anticipo i più vivi ringraziamenti.  Tommaso Lippera“ .

Originale della lettera

Le sue idee anarchiche lo coinvolgevano molto da farlo entrare spesso in scontro con politici locali, infatti

il 10 novembre 1886 entrò in conflitto con il sindaco di Cerreto d’Esi,  Francesco Morea.

Questi  lo accusava di un articolo che il Lippera aveva scritto nel Messaggero e nel quale si era identificato, per tutta risposta il Lippera fece scrivere un manifesto e lo affisse nel paese.

Manifesto che il Lippera fece affiggere

La sua passione fu anche quella del giornalista e divenne  corrispondente di molti giornali nazionali: La Gazzetta di Torino, La questione sociale di Firenze e la Gazzetta operaia di Forlì

Nel giornale “La Rivendicazione di Forlì” il 12 settembre 1888, ( Istituti culturali ed artistici della città di Forlì) parlò di alcuni pregiudizi sociali e del quale riporto alcuni tratti:

” Un pregiudizio molto diffuso fra il popolo è CHE LO SFRUTTAMENTO SIA UN MALE NECESSARIO …….. nella nostra società il cancro è l’abuso.Né l’istruzione , né l’educazione sottraggono al delitto…….Sì, fino a che vi saranno la fame, l’egoismo, la prostituzione e il governo, vi saranno furti, delitti ed abusi……dando a ciascuno i mezzi di vivere sparisce il furto………togliendo all’uomo la forza e il potere di soverchiare i propri simili, gli si toglie il mezzo per suscitare la gelosia, l’odio e gli altri bassi istinti sociali……Per dare all’uomo ed alla società il benessere e la pace, si ha solo il bisogno di gente che ragioni……”.

Con la tesi: Criteri generali curativi nelle cardiopatie si laureò il 2 luglio del 1889 ed entrò nell’equipe del dott. Romolo Murri.

Egli si considerò un privilegiato in quanto il Murri era già reputato un luminare della medicina marchigiana. Questi dopo un periodo di tirocinio inviava i medici della sua equipe nelle città o nei paesi dove c’era bisogno di medici condotti, ed inviò Tommaso Lippera per una sostituzione a Montemaggiore sul Metauro, nella provincia di Pesaro.

In questa cittadina conobbe quella che sarebbe stata la sua futura moglie, la giovane Elisabetta Ciavarini, figlia del noto archeologo e storico di Ancona Carisio Ciavarini.

Il suo amore per la terra natia non venne mai meno ed il 23 ottobre 1888 a Cerreto d’Esi  dovendosi rinnovare a termini di legge alcuni componenti della giunta comunale, vennero proposti Tommaso Lippera quale assessore effettivo e Ciarabalà Antonio quale assessore supplente.

Tommaso Lippera venne eletto con 7 voti su 12, dando cosi inizio  al suo percorso di politico locale.

Nel 1890 Tommaso Lippera uscì dal movimento anarchico ed entrò come precursore nel movimento socialista.

Trovandosi nello stesso anno a San Costanzo come medico condotto, per promuovere la società operaia  pubblicò un volantino rivolto alle lavoratrici che il 7 aprile 1890 lesse al Teatro Concordia inaugurando la Bandiera della Società operaia femminile di Mutuo Soccorso di San Costanzo.

Il volantino diceva:

“ Guardate la vostra bandiera, lavoro delicato e prezioso dell’impareggiabile Diomira Falschi.

            Una fiducia viva e completa, una ferma speranza che finalmente un giorno la giustizia trionferà sul pregiudizio e sulla prepotenza. Ecco che cosa vi indica il bianco simbolo della fede e il verde emblema della speranza!

            Sì, speranza e fede nell’avvenire, e avanti!!…

            Operate in modo da smentire luminosamente l’epiteto di debolezza che viene applicato al vostro sesso; ma la vostra fortezza tragga origine da una coscienza pura e dalla certezza di combattere per una santa causa.

            Non vi avvilite se per struttura organica siete più deboli dell’uomo. Se egli rappresenta la forza non rappresentate voi forse il sentimento e la virtu?

            Non vi avvilite! E’ vero che oggi

            Ragazze, dipendete da genitori… spesso inumani,

            Spose, siete serve di vostro marito,

            Madri, avete dei padroni nei figli.

Voi dovete comprimere, è vero i battiti del cuore, lasciare insoddisfatti i vostri bisogni, violentare la vostra stessa natura… Sì è così – voi trascinate da secoli questa obbrobriosa catena, ma sollevate arditamente la testa perché il giorno del vostro riscatto si avvicina, perché un nuovo vangelo – che è scienza e amore – v’assegna il vostro legittimo posto nella vita sociale.

            Senza di voi l’umanità non sarebbe.

Voi avete quindi – naturalmente – gli stessi diritti dell’uomo

            Bambine, dovete trovare cure affettuose, tutela e istruzione prima dai parenti, poi dalla Società.

            Fanciulle, nessuno deve poter contrariare gl’impulsi del vostro cuore.

            Adulte, dovete poter disporre di voi stesse, come meglio vi piaccia.

            Madri, la stima, la solidarietà; nulla vi deve mancare.

            Produttrici, dovete essere indipendenti, dovete poter bastare largamente ai vostri bisogni.

            Impotenti al lavoro, la società dovrà mantenervi.

Questa è la vostra redenzione, la quale non potrà essere fatta che dal movimento emancipatore moderno.

            Se volete affrettarla, abbracciate la vostra bandiera – bandiera di eguaglianza  e di libertà vera: – venite a combattere nelle nostre file.

            Educate i vostri figli, maschi e femmine, colla sola scorta della giustizia, del sentimento e del rispetto a se stessi ed agli altri.

Educateli, liberi nel pensiero, nel lavoro e nelle azioni. Così formerete eroici campioni per le lotte dell’avvenire, e, se riusciremo a realizzare il nobilissimo ideale dell’eguaglianza sociale, lo dovremmo a voi membri di quel detto del grande Napoleone:

Sul grembo della madre stanno i destini dell’avvenire”

Stavano iniziando a maturare le prime idee socialiste e due anni dopo nel territorio pesarese iniziavano a crescere i consensi.

Nel giornale locale “Lotta di classe” pubblicato il 3 settembre del 1892 è scritto:

“I compagni di Fano, d’accordo col dott. Lippera e col prof. Paglierini, hanno stabilito di tenere qui una serie di conferenze per preparare la formazione di un forte partito socialista. La prima conferenza che sarà tenuta dal Paglierini o dal Lippera, avrà luogo, molto probabilmente, 18 settembre p.v.”, la sua convinzione e tenacia all’idea politica lo fece eleggere nel 1893 al direttivo nazionale del Partito Socialista.

Quattro anni dopo, nel 1897,  Tommaso Lippera si candidò  alle lezioni regionali sia nel collegio di Fabriano sia in quello di Fano e solo per pochi voti non venne eletto, anche se prese più voti di Andrea Costa e Camillo Prampolini e ci fu una netta affermazione del partito socialista nelle Marche dove il  Lippera divenne consigliere provinciale.

Negli anni successivi la sua vita politica iniziò attivamente anche a Cerreto d’Esi dove il 1 settembre 1902 venne eletto, per la prima volta, sindaco.

Iniziando un percorso di crescita culturale e sociale  del territorio, come primo gesto dopo la sua elezione, fece pubblicare per la prima volta gli Statuti Comunali del 1537, che erano stati rinvenuti nell’archivio storico

La pubblicazione fu curata da Carisio Ciavarini (storico di Ancona e suocero dello stesso Lippera)  che nella prefazione scrisse:

“All’eccellentissimo dott. Tommaso Lippera – Sindaco di Cerreto d’Esi – a lei devo la scoperta degli Statuti di Codesto Comune, ed a Lei ne offro la stampa che ho risoluto di farne nella occasione del congresso internazionale di scienze storiche l’aprile prossimo a Roma. Voglia gradire l’offerta e l’augurio che in Cerreto l’amministrazione presieduta da Lei spiri quel potente soffio di vita moderna che lo elevi alle più nobili aspirazioni umane, e che io possa compilarne le memorie storiche per educarne le generazioni nuove all’amore del paese nativo e dell’Italia nuova. – Ancona, marzo 1903 – C. Ciavarini”

Vivendo a Cerreto d’Esi, cominciò a pensare alla costruzione di una scuola elementare, in quanto i bambini che studiavano erano pochissimi e la maggior parte venivano impiegati nel lavoro agricolo mentre pochi erano quelli che potevano permettersi un’istruzione.

Il Lippera credeva nel cambiamento culturale e nell’istruzione scolastica

Nei primi del novecento  nel paese vi era una scuola elementare che aveva circa 40-60 bambini per classe e lui decise di fare delle classi più piccole in modo che i bambini potessero apprendere meglio e portò il corso di studi fino alla quinta elementare, anche se non obbligatoria, ed istituì le classi a tempo pieno e questo rappresentò un notevole cambiamento ed innovazione per l’Italia centrale.

Nella facciata dell’edificio della nuova scuola elementare, ancora oggi visibile, vi fu scritto:   

EDUCA, ISTRUISCI, SPERA

Planimetria del progetto della scuola elementare

La realizzazione della nuova scuola elementare fu approvata dal Consiglio comunale senza neanche un voto contrario e l’amministrazione capì l’importanza di far crescere nuove generazioni con una sana cultura capace di migliorare l’uomo e creare dei sani cittadini.

In occasione di questa edificazione, Tommaso Lippera, pubblicò un libretto dove scrisse le linee guida:  egli affermava che nella scuola ci doveva essere la salute degli alunni, essi dovevano essere istruiti con gioia e non come una punizione, ci doveva essere abbondanza di acqua e di aria, una temperatura mite in ogni stagione e i banchi dovevano essere comodi.

Da qui una critica allo Stato che dichiarava obbligatoria l’istruzione e lui si pose la domanda: “Chi ha fame, chi è nudo, chi è costretto ad aiutare fin dalla tenera età la propria famiglia e guadagnarsi una fetta di polenta, come può frequentare con assiduità la scuola e guadagnarci quei benefici effetti che faranno di lui un uomo degno della famiglia e della società?”

Il Lippera considera l’analfabetismo “la causa prima della nostra inferiorità di fronte ai popoli civili”

L’educazione spetta ai maestri che hanno un compito importante di educare non solo la mente ma anche il cuore, affinché vengano tolti dei vecchi pregiudizi e si possano creare delle menti pronte a ricevere idee nuove di umanità per una convivenza sociale.

Nell’edificio scolastico erano stati previsti un museo ed una biblioteca. Doveva accogliere i “fanciulli” per l’asilo, le prime tre classi elementari maschili e femminili, ma anche le nuove classi che erano state recentemente istituite della quarta e della quinta mista.

La scelta della posizione dell’edificio scolastico è stata attentamente valutata da Lippera, che ha considerato anche la notevole lontananza dal Cimitero,  la vicinanza dell’abitato, la sicurezza di accesso e anche gli spazi che dovevano essere organizzati con giardini, orti e la palestra coperta.

La scuola è di forma rettangolare con due piani e un sotterraneo:

            Sotterraneo: cucina, fornelli, legnaia, fasciatolo, latrina per il personale; la dispensa, la cantina, il termosifone; i bagni a doccia per gli alunni delle scuole elementari e a immersione per i bambini dell’asilo.

            Piano terra con tre ingressi: uno principale con vestibolo, sala d’aspetto e del bidello che poteva controllare tutte le entrate e due secondarie per la separazione dei maschi e delle femmine dai bambini dell’asilo

Ci sono anche due aule per le due sezioni; una grande sala per la refezione, le conferenze, le premiazioni.

Due aule di cui una per il gioco dei bambini dell’asilo ; uno spogliatoio ed una camera per dormire per quei bambini che ne avessero bisogno; quattro latrine, con lavabo esposte a tramontana, distanti e separate dalle aule, con aria e luce diretta da più lati per una efficace ventilazione.

            Piano superiore: quattro aule, tre per le prime tre classi miste e l’altra per la quarta e la quinta; corridoio, museo e farmacia. Altre quattro latrine separate e indipendenti l’una dall’altra.

Un particolare ed attento studio è stato fatto per le finestre:

Particolare studio della finestra della scuola

Le finestre munite di tende con movimento dal basso all’alto, come le porte, sono provviste nella parte superiore di vasistas che si aprono dall’interno per facilitare il cambiamento dell’aria che sarà coadiuvato da speciali camini di ventilazione e si potrà così abbassare la temperatura dei vani. Gli scolari ricevono la luce da sinistra a destra . Il pavimento è costruito in cemento per impedire il sollevarsi della polvere ed eseguire meglio la disinfestazione.

Per dissetare gli alunni si è proposto di adottare il sistema di bere a garganella con getto inclinato collocando due vaschette nel corridoio di ciascun piano e una in giardino.

Tale sistema oltre ad essere il più economico è anche quello che risolve il problema dell’igiene, escludendo il pericolo di contagio; l’ingestione di acqua è misurata, cosa molto importante nei periodi di grande caldo evitando malori gastro-intestinali.

Il riscaldamento-ventilazione sarà effettuato con un termosifone a media pressione, il quale dà una temperatura costante, mite, gradevole.

Contratto di appalto per la costruzione della nuova Scuola Elementare

Per la costruzione della scuola,  fece abbattere degli alberi nel luogo prescelto, ma il termine dell’opera, ripiantò tanti alberi quanti ne aveva dovuti far abbattere e  organizzò, la festa degli alberi, forse una delle prime in Italia.

Successivamente  fece anche costruire una piccola scuola nella vicina località di Cerquete .

La sua attività politica negli anni successivi fu orientata anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Vi erano spesso problemi di frane nelle strade e lui cercò di studiare un sistema per evitarle con non poche opposizioni da parte di chi già creava dei problemi per la buona gestione amministrativa.

Nel periodo della sua carriera politica e medica, egli scrisse anche dei testi di notevole interesse locale e regionale.

Criteri generali curativi nelle cardiopatie (Memoria originale dedicata ad Augusto Murri,)

Bozzetti sociali,

Le società operaie di Mutuo Soccorso,

Phlegmasia alba dolens (Osservazioni cliniche e terapeutiche)

Nel 1911 pubblicò “Rescritto di Papa Benedetto XIII, circa l’istituzione della fiera del 5, 6 e 7 agosto in Cerreto d’Esi

Due anni dopo scrisse “La condotta sanitaria residenziale nella regione marchigiana” .

In questo libro parla  della situazione sanitaria della nostra regione e riporta una serie di articoli che aveva già precedentemente pubblicato sulla Gazzetta Camerinese, mettendo in evidenza che la riforma sanitaria che doveva garantire i poveri e quelli che sono scritti nei Registri con medicinali gratuiti, doveva fare i conti con le scarse possibilità economiche dei comuni, con tutte le problematiche amministrative e mediche.

Negli anni successivi il Lippera non fu più confermato come sindaco ed entrò a far parte dell’opposizione politica e così  iniziò, purtroppo ,il periodo più negativo della sua vita che lo portò alla morte.

Fu arrestato il 28 marzo del 1918, insieme ad altri 9 cittadini cerretesi, accusati,  il 20 marzo del 1917, di tenere delle riunioni a casa del sig. De Luca Marcello, nelle quali facevano intervenire i militari in licenza,  considerata opera di sabotaggio della guerra e disfattismo, ed incitando i prigionieri a disertare .

Successivamente il 4 febbraio del 1918 scoppiò a Cerreto d’Esi  una sommossa popolare nella quale si impedivano, anche con la violenza, come riporta la sentenza, le operazioni di requisizione del grano da parte delle autorità militari.

Furono coinvolte circa 150 persone tra donne e ragazzi che avevano improvvisato una dimostrazione per impedire la partenza del camion militare con il grano requisito ed erano stati lanciati alcuni sassi contro la casa del Sindaco, il Sig. Morea.

Due testimoni, che poi saranno definiti non attendibili, fecero il nome di Tommaso Lippera, capo del locale partito di minoranza. Il rapporto aggiunge che il Lippera aveva detto ad alcune donne del paese che la farina, ancora non arrivata a Cerreto, sarebbe stata di pessima qualità e si era accaparrata la stima della popolazione facendo ottenere licenze ai soldati. La sentenza riporta che nei mesi di settembre e ottobre 1917, in relazione al disastro di Caporetto, il Lippera incitava contro la guerra, esortando la popolazione a non seminare nei campi, a non sottoscrivere il prestito nazionale.

Al termine del processo e dopo aver analizzato tutti i fatti venne emesse tale sentenza:

chi aveva testimoniato contro il Lippera non poteva ritenersi attendibile in quanto:

“Lippera e compagni sono state vittime di odii, rancori e piccinerie locali”

Il tribunale deplorando le cause che li tradussero sullo scanno dei rei, deplorando i sistemi illeciti ed ingiustificabili che si resero strumento di tali cause odiose, proclama l’innocenza di tutti i dieci odierni imputati e li restituisce a quella libertà della quale essi non avevano abusato.

Valga il doloroso spettacolo dell’accusa contro il Lippera e compagni, d’incitamento alla forte popolazione di Cerreto perché, smettendo piccole gare, facendo tacere nel nome d’Italia rancori e odi di partiti e di famiglie, ritempri l’animo per la resistenza alle aspre battaglie dell’ora che volge e per la preparazione a quella dell’avvenire, con l’osservanza di quella disciplina che, affratellando l’energie dei popoli, le prepara a finalità radiosi.

E valga l’odierno procedimento a far considerare coloro, cui la legge affida pubbliche mansioni, che il peggiore dei disfattismi dell’energia di un popolo è dato da quei fatti che possono menomare nei cittadini il fermo convincimento che la giustizia punitiva si muove ad opera solo per reperire reati, e non per servire quale strumento di calunniose affermazioni a base di odi personali o di rivalità partigiane”

Una sentenza che riconobbe il Lippera estraneo ai fatti insieme ai suoi nove compagni.

Purtroppo in carcere si ammalò, e si sperò, che dopo aver ottenuto la libertà potesse riprendersi dall’umiliazione. Nonostante le cure più assidue il 21 gennaio 1919 si spegneva lasciando 7 figli nella maggior parte in tenera età.

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