


Quasi quarant’anni dopo l’Olanda (1983) e trenta dopo la Germania (1994), anche l’Italia fa un passo in avanti sulla tutela dell’ambiente, l’8 febbraio 2022 la Camera dei Deputati ha votato una modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione, l’Italia, così, è il 22esimo Stato membro dell’Ue ad aver inserito uno o più riferimenti all’ambiente nella propria Carta costituzionale.
L’iter parlamentare del disegno di Legge è terminato e il testo, dopo la promulgazione del Presidente della Repubblica, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, gli articoli che sono stati modificati:
L’art. 9 che rientra tra i principi fondamentali e, attualmente, è composto da due commi, la riforma introduce un ulteriore comma:
1. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica;
2. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione;
3. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali
L’art. 41 si trova nella parte dedicata ai “diritti e doveri dei cittadini” è riportato:
1. L’iniziativa economica privata è libera.
2. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
3. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
Una bella vittoria in materia di biodiversità, tutela dell’ambiente e degli animali, ma quanti anni ha impiegato l’Italia per arrivare questo obiettivo? Quanto, le associazioni ambientaliste attive a livello nazionale (Legambiente, WWF, Lipu, Greenpeace), hanno dovuto lottare e mediare, per arrivare a questo risultato, facciamo un breve un accenno storico di come sia stata valorizzata, nel tempo la parola “Ambiente” nell’Unione Europea.
La politica dell’Unione in materia di ambiente risale al Consiglio europeo tenutosi a Parigi nel 1972, in occasione del quale i capi di Stato hanno dichiarato la necessità di una politica comunitaria in materia di ambiente. L’Atto unico europeo del 1987 ha introdotto un nuovo titolo «Ambiente», che ha costituito la prima base giuridica per una politica ambientale finalizzata a salvaguardare l’ambiente, proteggere la salute umana e garantire un uso razionale delle risorse naturali. Il trattato di Maastricht (1993) ha fatto dell’ambiente un settore ufficiale della politica dell’Unione Europea. Il trattato di Amsterdam (1999) ha stabilito l’obbligo di integrare la tutela ambientale in tutte le politiche settoriali dell’Unione al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. Quello di «combattere i cambiamenti climatici» è divenuto un obiettivo specifico con il trattato di Lisbona (2009), l’UE si è impegnata in un percorso lungo e condiviso che in Italia è stato sofferto e tormentato ma, non direi concluso con il DDL dell’ 8 febbraio 2022, anzi è iniziato un percorso in salita per far comprendere alle politica nazionale, regionale e locale, l’ importanza di questa “rivoluzione” Costituzionale.
Ora, in Italia, i diritti dell’ambiente, entreranno nelle aule giudiziarie e, lo stesso succederà per la tutela degli animali e della biodiversità. Per chi pensa che siano solo belle parole, basta immaginare le conseguenze concrete dei nuovi articoli della Costituzione sulla gestione passata, presente e futura dell’Ilva di Taranto, le ricadute sulla normativa sulla caccia, considerate che l’Italia detiene il record di procedure d’infrazione e di violazione di direttive europee in materia ambientale e di leggi sul clima (Dossier reati di Ecomafia di Legambiente), direi che è stata, più che necessaria tale modifica costituzionale.
Ora, ci auguriamo che le future leggi, possano avere una nuova visione socio-culturale per ciò che riguarda le nozioni ecologiche legate alla biodiversità, agli ecosistemi e animali, anche se il ministro Cingolani, con le nuove disposizioni recenti non sembra andare verso una direzione ecologista, anzi non ha accordato nessun stop per le concessioni petrolifere, ha approvato il decreto sul Pitesai, ( Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee) che definisce le nuove aree in cui sarà permesso di proseguire le attività estrattive degli idrocarburi: mezza Italia si può trivellare. Una riflessione dovuta proprio pochi giorni dopo l’approvazione di una “Costituzione verde”
Maria Cristina Mosciatti

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